Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Ettore (del 25/02/2007 @ 21:22:10, in News, linkato 1554 volte)
Se ci fosse bisogno di qualche altro motivo per non ridare fiducia a Prodi & Co...beh questo è senz'altro uno di quelli.
In questi giorni la stampa riferisce che il ministro della funzione pubblica, Nicolais, ha firmato un decreto che sblocca la RAI dal tetto delle retribuzioni che possono essere dati ai consulenti degli enti pubblici.
Tale tetto ammonta, come prevede la Finanziaria 2007, a quanto percepito dal primo presidente della Corte di Cassazione e cioè circa 272 mila euro annui.
Perché questo decreto in fretta e furia? Ma perché Sanremo è Sanremo...
Già senza tale decreto non si sarebbe potuto corrispondere più di tale cifra a Pippo Baudo e Michelle Hunziker conduttori del prossimo Festival.
Vi rendete conto? Ci sono migliaia e migliaia di lavoratori pubblici che lottano ogni anno per i rinnovi dei contratti di lavoro scaduti per avere un centinaio di euro lordi in busta paga in più e il ministro per chi agisce celermente? Per Baudo e la Hunziker.
A me di Baudo e la Hunziker, francamente, non me ne frega nulla ma mi frega delle migliaia di lavoratori pubblici, fra cui addetti alle forze dell'ordine, medici ecc...che hanno stipendi ridicoli ma che contribuiscono ben più di Baudo e la Hunziker alle sorti del nostro Paese.
La RAI è pagata con i nostri soldi. Se non riesce a trattenere tali "campioni" che vadano nel privato....
Si vergogni Nicolais....
festival Sanremo stipendio governo Pippo Baudo Michelle Hunziker
Di Ettore (del 09/02/2007 @ 22:09:20, in News, linkato 1566 volte)
E così il Governo del cattolico adulto Prodi ha varato il suo disegno di legge sui Dico (variante all'italiana dei PACS) che a mio giudizio porterà ad un indebolimento dell'istituto familiare fondato sul matrimonio Uomo-Donna tutelato e promosso dalla nostra Costituzione.
La Chiesa continua ad esprimere le sue preoccupazioni e perplessità con una nota dei vescovi italiani e con le parole sempre più accorate del Papa Benedetto XVI.
Mi dite perché riconoscere diritti simili al matrimonio a chi rifiuta il matrimonio? Se uno vuole quei diritti che si sposi. E' come voler garantire uno stipendio a chi non vuol lavorare.... I diritti devono essere sempre correlati, in uno Stato di diritto, a dei doveri, altrimenti bella forza...
Pongo alla vostra attenzione e riflessione l'editoriale, senza firma e perciò espressione della linea ufficiale del giornale, sulla questione, pubblicato pochi giorni fa su Avvenire. Meditate gente, meditate....
Il perché del nostro leale "non possumus"
Il lavorìo su un possibile disegno di legge del governo in materia di unioni di fatto sembra dunque arrivato ad una svolta. Le anticipazioni di stampa - soprattutto quella assai particolareggiata fornita sabato scorso da "Repubblica" - tenderebbero a confermare che ormai ci siamo. (C) Avvenire - Editoriale non firmato - 6 febbraio 2007
In realtà, però, a quanto è dato di capire, non ci siamo affatto. L'impianto della bozza normativa fatta circolare induce infatti a ritenere che ciò che era stato solennemente escluso, la creazione di un modello simil-familiare, è in realtà quello che si va alacremente predisponendo.
Era possibile domandarsi quali soluzioni potessero essere adottate per dare attuazione a quel capitolo del programma dell'Unione (qui senza l'Udeur) che prevede il «riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà delle persone che fanno parte delle unioni di fatto». Formula questa che - secondo logica - individua come oggetto del riconoscimento che si vuole introdurre i diritti dei singoli e non la convivenza in quanto tale. Ne deriva che qualsiasi modello di registrazione, certificazione o attestazione della convivenza, ad esempio di tipo anagrafico, alla quale venisse collegata l'attribuzione di diritti e di doveri dei soggetti che ne fanno parte, sarebbe del tutto gratuita, e finirebbe per riconoscere legalmente una realtà di tipo para-familiare, determinandola anzi come un nuovo status.
Ebbene, tutto ciò che qui si paventa, lo troviamo nella bozza messa abilmente in circolazione per saggiare l'opinione pubblica. È infatti l'articolo 1 a dare subito il là in senso para-matrimoniale al testo. In primo luogo, introduce il "rito" della dichiarazione di convivenza e della conseguente "annotazione" nell'anagrafe comunale e fa discendere da questo passaggio l'attribuzione di diritti e di doveri ai conviventi. Si delinea, insomma, un processo nel quale l'anagrafe diventa lo strumento non di un puro e semplice accertamento, ma dell'attribuzione di uno status giuridicamente rilevante. Inoltre lo stesso articolo va a specificare - cosa assolutamente non dovuta - a quale titolo la convivenza si instaura, ossia delimitando le convivenze oggetto della normativa a quelle tra «due persone maggiorenni» legate da «vincoli affettivi». Le unioni di fatto con finalità assistenziali o solidaristiche non sono neanche considerate. E, stando ad altre anticipazioni di stampa, sarebbero addirittura escluse esplicitamente quelle tra fratelli e sorelle o tra parenti in linea retta.
Se a qualcuno queste sembrano questioni di lana caprina, si ricreda. Un conto è riconoscere alcuni diritti a persone che hanno dato liberamente origine a una situazione di fatto che rimane tale, e tutt'altro è dare a tale condizione una rilevanza giuridica che ne fa, appunto, la fonte di diritti e doveri assai simili a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio. Sulla base di una costruzione giuridica, si riconoscerebbe così tutta una serie di diritti - in materia di successione, di pensione di reversibilità, di obbligo di prestazione di alimenti, di dovere di reciproca assistenza e solidarietà - che non a caso l'ordinamento italiano prevede solo e soltanto in relazione allo status familiare e al valore di assoluta preminenza a questo riconosciuto dalla Costituzione e dalle leggi. E il risultato sarebbe quello di porre in modo forzoso e inevitabilmente sconvolgente su un piano analogo la programmatica stabilità della famiglia definita nell'articolo 29 della nostra Carta fondamentale e la condizione liberamente altra delle scelte di mera convivenza. Un'operazione spericolata da un punto di vista giuridico e ancora di più per significato e impatto sociale.
È questo il cuore del problema. Creare, sia pure in forma involuta e indiretta, un modello alternativo e spurio di famiglia significa indebolire e mortificare l'istituto coniugale e familiare «nella sua unicità irripetibile» (Benedetto XVI, domenica scorsa): l'esperienza, realizzata in una serie di Paesi, questo sgradevole nesso dimostra in modo incontrovertibile. E significa agire in oggettivo e azzardato contrasto con il favor riconosciuto alla famiglia fondata sul matrimonio dalla Costituzione repubblicana e da una tradizione culturale e giuridica bimillenaria.
Per questi motivi, se il testo che in queste ore circola come indiscrezione fosse sostanzialmente confermato, noi per lealtà dobbiamo fin d'ora dire il nostro "non possumus". Che non è in alcun modo un gesto di arroganza, piuttosto è la consapevolezza di ciò che dobbiamo - per servizio di amore - al nostro Paese. L'indicazione franca e disarmata di uno spartiacque che inevitabilmente peserà sul futuro della politica italiana.
pacs chiesa famiglia unioni di fatto dico
Di Ettore (del 02/02/2007 @ 23:16:31, in News, linkato 1588 volte)
Apprendo solo ora la notizia della morte del poliziotto ucciso a Catania durante gli scontri in occasione del derby col Palermo. La FIGC ha, giustamente, deciso l'interruzione di tutti i campionati.
Sono sempre stato un tifoso sfegatato ma non ho mai considerato la violenza come un "accessorio" quasi inevitabile del tifo e l'ho sempre condannata in tutte le sue forme da quelle semplicemente verbali a quelle più drammatiche come quelle di questa sera.
Ora Basta!!! Speriamo che si riesca davvero a fare qualcosa. Meglio non giocare più se si deve morire per questo.
Sono vicino con l'affetto e la preghiera alla famiglia del poliziotto ucciso e a tutte le persone che, svolgendo il loro lavoro o semplicemente volendosi divertire, stasera hano subito violenza.
Da www.corriere.it
CATANIA - Finisce in tragedia il derby siciliano. Un'ispettore capo di polizia, Filippo Raciti, di 38 anni, è morto questa sera durante gli scontri tra forze dell'ordine e i tifosi in occasione dell'incontro tra Catania e Palermo. Secondo una prima ricostruzione l'agente è stato colpito al volto da una bomba carta mentre si trovava all'interno della propria auto ed è morto dopo essere stato trasportato all'ospedale Garibaldi di Catania. Lascia la moglie e due figli. I disordini sono scoppiati e continuati all’esterno dello stadio di Catania, dove è terminato l’anticipo della 22esima giornata di Serie A tra Catania e Palermo. Le telecamere di Sky hanno ripreso un lancio di oggetti da parte di numerose persone nei confronti di vetture della polizia di Stato che hanno cercato di disperdere i facinorosi. Sul luogo sono intervenuti agenti in tenuta antisommossa. Al termine degli scontri ci sono state decine di fermati.
MORTO UN'ORA DOPO IL RICOVERO - «Il decesso di Filippo Raciti è avvenuto dopo un'ora dal suo arrivo in ospedale - ha spiegato il direttore dell'azienda ospedaliera Garibaldi Giuseppe Navarria -. L'agente di polizia, giunto in condizioni disperate, ha avuto un arresto cardiaco. Dopo essere stato sottoposto alle procedure di rianimazione, aveva ripreso qualche funzione vitale. Ma tutto è stato inutile».
L'ARRIVO DEI TIFOSI DEL PALERMO E L'INIZIO DEL CAOS - I sostenitori della squadra rosanero erano giunti allo stadio, scortati dalla polizia, dopo l'inizio del secondo tempo ed il loro arrivo era stato accompagnato da scontri con le forze dell'ordine avvenuti già all'esterno dell'impianto. La situazione è quindi degenerata e ha costratto l'arbitro a sospendere l'incontro, anche per il fitto fumo dei lacrimogeni che si era addensato sul campo di calcio.
DECINE I FERITI - Decine di persone sono rimaste ferite, tra cui anche un altro agente di polizia in condizioni molto gravi, negli scontri furibondi esplosi al termine del derby Catania-Palermo, fuori dallo stadio «Massimino» di Catania. Dopo la vittoria della squadra rosanero, sono scoppiati incidenti ancora più violenti di quelli che già al 13esimo del secondo tempo avevano causato la sospensione del match per circa mezz'ora quando le forze dell'ordine avevano lanciato lacrimogeni in curva Nord dove sostenitori del Catania bersagliavano con fumogeni e petardi i fan del Palermo.
TIFOSI DEL PALERMO BLOCCATI ALLO STADIO - Sono ancora all'interno dello Stadio «Massimino» i tifosi del Palermo che hanno assistito alla partita con il Catania funestata dalla morte di un ispettore capo della polizia, colpito da una bomba carta.
VERTICE IN FEDERCALCIO - La Federcalcio in una riunione d'emergenza ha deciso lo stop ai campionati. L'INCHIESTA - Nel frattempo la procura di Catania ha aperto un'inchiesta sulla morte del poliziotto. Il magistrato che si occupa del caso si è recato all'ospedale Garibaldi, dove era stato ricoverato Filippo Raciti.
Riporto anche il comunicato della ACF Fiorentina
Il commissario straordinario della Figc, Luca Pancalli, ha deciso di sospendere tutti i campionati di calcio in seguito alla morte di un ispettore di polizia durante gli scontri scoppiati a Catania in occasione della gara contro il Palermo. La Fiorentina condividendo pienamente la decisione presa dagli organi federali rivolge un pensiero particolare alle famiglie delle persone coinvolte in questi drammatici eventi.
calcio violenza campionato Catania-Palermo
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